Una finestra sullo Stretto - Guida su Villa San Giovanni

Roberta
Una finestra sullo Stretto - Guida su Villa San Giovanni

Visite turistiche

Una guida su ciò che è possibile visitare a Villa San Giovanni
Nel 1792, la famiglia Caracciolo fece sì che l'acqua arrivasse presso l'abitato di Villa, grazie ad un contratto con l’Università di Fiumara in modo che tre quarti servisse la popolazione e un quarto la stessa famiglia. Agli inizi del XIX secolo, però, non si era ancora riusciti a innalzare una fontana in muratura definitiva per servire il fabbisogno della popolazione. Solo nel 1829 il Ministero dell'Interno approvò definitivamente un progetto di fontana, simile a un tempietto, su disegno dell'ingegnere reggino Calabrò, per una spesa di 127,38 ducati. Furono eletti dapprima due e poi tre deputati per l'esecuzione dei lavori, ricordati nell'epigrafe collocata nella fontana insieme all'intendente Bonaventura Palamolla, mentre non si fa menzione di colui che era stato l'ideatore di questa fontana, nonostante Rocco Antonio Caracciolo fosse ormai considerato il fondatore della città. Nonostante ciò, l’epigrafe risulta essere una sintesi mirabile della vita operosa dei Caracciolo e al tempo stesso è una pagina vera e preziosa della storia di Villa San Giovanni, costituendosi, insieme alla fontana, come la più antica vestigia del centro cittadino. “FRANCISCI I SICILIARUM REGIS ANNO V BONAVENTURA PALAMOLLA PRIMAE CALABRIAE ULTERIORIS PRAEFECTO RAPHAELE GRECO. PHILIPPO CORIGLIANO SANCTO COPPOLA III VIRIS FONTIS EXTRUENDO” S. C. (Senatus Consulto) “Nel V anno di regno di Francesco I delle Due Sicilie Bonaventura Palamolla Prefetto della Calabria Prima Ulteriore Raffaele Greco, Filippo Corigliano e Santo Coppola triumviri incaricati della costruzione” S. C. (per Senatoconsulto) »
Fontana Vecchia
2 Via Fontana Vecchia
Nel 1792, la famiglia Caracciolo fece sì che l'acqua arrivasse presso l'abitato di Villa, grazie ad un contratto con l’Università di Fiumara in modo che tre quarti servisse la popolazione e un quarto la stessa famiglia. Agli inizi del XIX secolo, però, non si era ancora riusciti a innalzare una fontana in muratura definitiva per servire il fabbisogno della popolazione. Solo nel 1829 il Ministero dell'Interno approvò definitivamente un progetto di fontana, simile a un tempietto, su disegno dell'ingegnere reggino Calabrò, per una spesa di 127,38 ducati. Furono eletti dapprima due e poi tre deputati per l'esecuzione dei lavori, ricordati nell'epigrafe collocata nella fontana insieme all'intendente Bonaventura Palamolla, mentre non si fa menzione di colui che era stato l'ideatore di questa fontana, nonostante Rocco Antonio Caracciolo fosse ormai considerato il fondatore della città. Nonostante ciò, l’epigrafe risulta essere una sintesi mirabile della vita operosa dei Caracciolo e al tempo stesso è una pagina vera e preziosa della storia di Villa San Giovanni, costituendosi, insieme alla fontana, come la più antica vestigia del centro cittadino. “FRANCISCI I SICILIARUM REGIS ANNO V BONAVENTURA PALAMOLLA PRIMAE CALABRIAE ULTERIORIS PRAEFECTO RAPHAELE GRECO. PHILIPPO CORIGLIANO SANCTO COPPOLA III VIRIS FONTIS EXTRUENDO” S. C. (Senatus Consulto) “Nel V anno di regno di Francesco I delle Due Sicilie Bonaventura Palamolla Prefetto della Calabria Prima Ulteriore Raffaele Greco, Filippo Corigliano e Santo Coppola triumviri incaricati della costruzione” S. C. (per Senatoconsulto) »
Forte di Campo Piale "Beleno" Il Forte Beleno fu costruito nel 1888, sulle macerie di precedenti fortificazioni, per essere parte fondamentale della prima linea di difesa degli approdi di Villa San Giovanni, all’interno del complesso sistema architettonico-strategico di difesa dello Stretto di Messina, voluto dal re Umberto I. Il sistema dei “forti umbertini” prevedeva infatti 24 fortificazioni, di cui quindici sul versante siciliano e nove sulla costa calabrese, in un’epoca caratterizzata dall’ambizione di sancire anche militarmente una naturale proiezione geografica del nostro Paese sul Mediterraneo.
Via Rocco Colosi, 8
8 Via Rocco Colosi
Forte di Campo Piale "Beleno" Il Forte Beleno fu costruito nel 1888, sulle macerie di precedenti fortificazioni, per essere parte fondamentale della prima linea di difesa degli approdi di Villa San Giovanni, all’interno del complesso sistema architettonico-strategico di difesa dello Stretto di Messina, voluto dal re Umberto I. Il sistema dei “forti umbertini” prevedeva infatti 24 fortificazioni, di cui quindici sul versante siciliano e nove sulla costa calabrese, in un’epoca caratterizzata dall’ambizione di sancire anche militarmente una naturale proiezione geografica del nostro Paese sul Mediterraneo.
La batteria di Altafiumara, con castello, può essere storicamente collocata tra quella serie di costruzioni difensive e di avvistamento che vennero costruite agli inizi del XIX secolo nei territori dello Stretto durante l’occupazione francese. Si trova infatti loca­lizzata in una posizione strategica e dominante rispetto la punta sicula di Capo Peloro e comunque rispetto al controllo di una vasta porzione dei territori costieri della Calabria. Venne costruita da Murat intorno al 1810, contemporaneamente alle batterie di Punta Pezzo e di Torre Cavallo; quest’ultima si trova a breve distanza dalla località di Altafiumara, in un altro luogo parimenti strategico per la difesa del territorio. Si trattava di una struttura poderosa con un impianto planimetrico trapezioldale, così come ci documenta Tlario Principe in un disegno attraverso il quale è possibile risalire alla organizzazione originaria della batteria. Purtroppo il carattere della costruzione è stato fortemente alterato dagli interventi di recupero e trasformazione in albergo, che hanno cancellato anche ogni traccia di lettura dei materiali e la possibilità di riconoscere facilmente le parti antiche da quelle di nuova costruzione.
Forte Altafiumara
La batteria di Altafiumara, con castello, può essere storicamente collocata tra quella serie di costruzioni difensive e di avvistamento che vennero costruite agli inizi del XIX secolo nei territori dello Stretto durante l’occupazione francese. Si trova infatti loca­lizzata in una posizione strategica e dominante rispetto la punta sicula di Capo Peloro e comunque rispetto al controllo di una vasta porzione dei territori costieri della Calabria. Venne costruita da Murat intorno al 1810, contemporaneamente alle batterie di Punta Pezzo e di Torre Cavallo; quest’ultima si trova a breve distanza dalla località di Altafiumara, in un altro luogo parimenti strategico per la difesa del territorio. Si trattava di una struttura poderosa con un impianto planimetrico trapezioldale, così come ci documenta Tlario Principe in un disegno attraverso il quale è possibile risalire alla organizzazione originaria della batteria. Purtroppo il carattere della costruzione è stato fortemente alterato dagli interventi di recupero e trasformazione in albergo, che hanno cancellato anche ogni traccia di lettura dei materiali e la possibilità di riconoscere facilmente le parti antiche da quelle di nuova costruzione.
Torre Cavallo è una delle antiche torri d'avvistamento cinquecentesche facenti parte del sistema difensivo dello Stretto di Messina. La torre si erge sulle scogliere a strapiombo della sponda calabra tra Cannitello e Scilla. Si pensa che il promontorio di Torre Cavallo possa essere stato chiamato così per un'abbreviazione popolare dal latino "caput valli" (capo di difesa). Probabilmente è su queste rupi che s'inerpicò Ottaviano dopo la disfatta navale nelle acque antistanti Scilla, prima della decisiva vittoria contro Sesto Pompeo. Il termine "Cavallo" è stato anche attribuito alla presenza di una stalla, adiacente alla torre, dove veniva tenuto un cavallo per la speditezza nelle informazioni agli abitanti. Un'altra possibile origine del nome è attribuita alla presenza di una motta, una fortificazione dove gli abitanti si trasferivano momentaneamente per sfuggire alle incursioni saracene. In mancanza di vicine motte, che si trovavano in posizione più prossima all'abitato di Reggio, essi trovavano rifugio sulle colline, favorendo così la continuità del lavoro nei campi. Qualcuno ancora pensa che la "comoda stalla" annessa servisse per il cosiddetto "sfondaco" (grande magazzino usato per tenervi mercanzie). Altri ancora vogliono che la denominazione derivi da una leggendaria statua di cavallo posta a difesa della Sicilia e dello Stretto, ma questa tesi non ha trovato supporto. In tempi più recenti Torre Cavallo venne utilizzata anche per l'avvistamento del pescespada, nel periodo di pesca fra la primavera e l'estate, fin quando le imbarcazioni non furono dotate di passerelle in ferro, che sostituirono pure le barchette (u caiccheddhu), che per la loro snellezza consentivano la rincorsa del pesce alla ricerca di un luogo sicuro che non gli consentisse di sfuggire ad una cattura certa.
Torre Cavallo
Strada Statale 18 Tirrena Inferiore
Torre Cavallo è una delle antiche torri d'avvistamento cinquecentesche facenti parte del sistema difensivo dello Stretto di Messina. La torre si erge sulle scogliere a strapiombo della sponda calabra tra Cannitello e Scilla. Si pensa che il promontorio di Torre Cavallo possa essere stato chiamato così per un'abbreviazione popolare dal latino "caput valli" (capo di difesa). Probabilmente è su queste rupi che s'inerpicò Ottaviano dopo la disfatta navale nelle acque antistanti Scilla, prima della decisiva vittoria contro Sesto Pompeo. Il termine "Cavallo" è stato anche attribuito alla presenza di una stalla, adiacente alla torre, dove veniva tenuto un cavallo per la speditezza nelle informazioni agli abitanti. Un'altra possibile origine del nome è attribuita alla presenza di una motta, una fortificazione dove gli abitanti si trasferivano momentaneamente per sfuggire alle incursioni saracene. In mancanza di vicine motte, che si trovavano in posizione più prossima all'abitato di Reggio, essi trovavano rifugio sulle colline, favorendo così la continuità del lavoro nei campi. Qualcuno ancora pensa che la "comoda stalla" annessa servisse per il cosiddetto "sfondaco" (grande magazzino usato per tenervi mercanzie). Altri ancora vogliono che la denominazione derivi da una leggendaria statua di cavallo posta a difesa della Sicilia e dello Stretto, ma questa tesi non ha trovato supporto. In tempi più recenti Torre Cavallo venne utilizzata anche per l'avvistamento del pescespada, nel periodo di pesca fra la primavera e l'estate, fin quando le imbarcazioni non furono dotate di passerelle in ferro, che sostituirono pure le barchette (u caiccheddhu), che per la loro snellezza consentivano la rincorsa del pesce alla ricerca di un luogo sicuro che non gli consentisse di sfuggire ad una cattura certa.
Il monumento ai caduti di Villa San Giovanni è opera di Michelangelo Parlato e la sua datazione è collocabile tra il 1925 ed il 1940, poiché sono gli anni in cui l'artista fu particolarmente attivo e la sua produzione è documentata. Dal verbale di Giunta del 25 luglio del 1962, conservato nell'archivio comunale, risulta che la lastra attuale con i nomi incisi dei caduti, è stata realizzata in sostituzione di quella originaria, allo scopo di poter inserire i nomi dei caduti della seconda guerra mondiale.
Monumento ai Caduti
25 Via Consolato del Mare
Il monumento ai caduti di Villa San Giovanni è opera di Michelangelo Parlato e la sua datazione è collocabile tra il 1925 ed il 1940, poiché sono gli anni in cui l'artista fu particolarmente attivo e la sua produzione è documentata. Dal verbale di Giunta del 25 luglio del 1962, conservato nell'archivio comunale, risulta che la lastra attuale con i nomi incisi dei caduti, è stata realizzata in sostituzione di quella originaria, allo scopo di poter inserire i nomi dei caduti della seconda guerra mondiale.
Monumento alla pesca del pesce spada
Lungomare Fata Morgana, 36
36 Lungomare Fata Morgana
Monumento alla pesca del pesce spada
La maestosa statua in marmo bianco di Carrara alta oltre tre metri, raffigurante l'eroe dei mille, è stata realizzata nel 1950 a opera di Alessandro Monteleone. La statua sostituì quella precedentemente realizzata nel 1884 dallo scultore Rocco Larussa, anch'essa in marmo di Carrara, collocata su un piedistallo che a differenza dell'attuale era circondato da una ringhiera in ferro battuto arricchita da quattro lampioni a braccio. Il monumento del Larussa, inaugurato nell'agosto del 1883, fu danneggiato durante la seconda guerra mondiale e quindi sostituito con l'attuale scultura. La statua ottocentesca si trova oggi conservata presso la cittadina natale del suo scultore (Villa San Giovanni).
Via Giuseppe Garibaldi
Via Giuseppe Garibaldi
La maestosa statua in marmo bianco di Carrara alta oltre tre metri, raffigurante l'eroe dei mille, è stata realizzata nel 1950 a opera di Alessandro Monteleone. La statua sostituì quella precedentemente realizzata nel 1884 dallo scultore Rocco Larussa, anch'essa in marmo di Carrara, collocata su un piedistallo che a differenza dell'attuale era circondato da una ringhiera in ferro battuto arricchita da quattro lampioni a braccio. Il monumento del Larussa, inaugurato nell'agosto del 1883, fu danneggiato durante la seconda guerra mondiale e quindi sostituito con l'attuale scultura. La statua ottocentesca si trova oggi conservata presso la cittadina natale del suo scultore (Villa San Giovanni).
Via delle Filande, 1
1 Via delle Filande
Ordigno Bellico Milleottocento chili di tritolo caduti dal cielo nell' estate del 1943, quando la Royal Air Force scaricò tante bombe sullo Stretto che oscurarono il cielo, il residuato bellico era rimasto interrato, inesploso, a un metro sotto terra nel rione Acciarello di Villa San Giovanni. Si tratta di è una HC MK III di 4 mila libbre, una bomba di fabbricazione inglese, considerata tra le più potenti dell' ultimo conflitto mondiale.
Via Nazionale, 734
734 Via Nazionale
Ordigno Bellico Milleottocento chili di tritolo caduti dal cielo nell' estate del 1943, quando la Royal Air Force scaricò tante bombe sullo Stretto che oscurarono il cielo, il residuato bellico era rimasto interrato, inesploso, a un metro sotto terra nel rione Acciarello di Villa San Giovanni. Si tratta di è una HC MK III di 4 mila libbre, una bomba di fabbricazione inglese, considerata tra le più potenti dell' ultimo conflitto mondiale.
Il museo nasce con lo scopo di raccontare, attraverso le numerose sezioni delle tre aree di Scienze della Terra, Scienze della Vita e Scienze Antropologiche, le peculiarità di tale territorio. Minerali, rocce e fossili, insieme a esemplari di specie viventi disposti secondo i criteri evolutivi dai poriferi ai mammiferi, nonché una considerevole sezione di botanica, rappresentano il patrimonio museale arricchito da un'ampia collezione di cartografia geo- e bio-tematica. All'interno del percorso sono inseriti i laboratori, con specifica strumentazione per lo studio e le osservazioni, anche microscopiche, dei reperti. Apertura: Lunedì 9.30-16.30; Martedì CHIUSO; Mercoledì 9.30-16.30; Giovedì chiuso; Venerdì 9.30-16.30; Sabato CHIUSO; Domenica CHIUSO. Apertura/Chiusura annuale: sempre aperto Condizioni di visita: ingresso a pagamento
Via Monsignor Santo Vescovo Bergamo, 1
1 Via Monsignor Santo Vescovo Bergamo
Il museo nasce con lo scopo di raccontare, attraverso le numerose sezioni delle tre aree di Scienze della Terra, Scienze della Vita e Scienze Antropologiche, le peculiarità di tale territorio. Minerali, rocce e fossili, insieme a esemplari di specie viventi disposti secondo i criteri evolutivi dai poriferi ai mammiferi, nonché una considerevole sezione di botanica, rappresentano il patrimonio museale arricchito da un'ampia collezione di cartografia geo- e bio-tematica. All'interno del percorso sono inseriti i laboratori, con specifica strumentazione per lo studio e le osservazioni, anche microscopiche, dei reperti. Apertura: Lunedì 9.30-16.30; Martedì CHIUSO; Mercoledì 9.30-16.30; Giovedì chiuso; Venerdì 9.30-16.30; Sabato CHIUSO; Domenica CHIUSO. Apertura/Chiusura annuale: sempre aperto Condizioni di visita: ingresso a pagamento

Tradizione del luogo

Bampata i San Giuanni (24 Giugno) Nelle tradizioni precristiane le giornate solstiziali (inverno ed estate) erano sacre e ancora oggi ciò si rispecchia in una festività cattolica che cade qualche giorno dopo il solstizio canonico, nella precisione il 24 giugno, quando si ricorda la natività di San Giovanni Battista, santo patrono della città di Villa San Giovanni. La tradizione unisce simbolicamente per una notte la Sicilia e Calabria. Dalle due sponde dello Stretto si rinnoverà un millenario rito che accomuna gli abitanti dei villaggi rivieraschi di Sicilia e Calabria. Al tramontare del sole nella sponda sicula ed in quella calabra dello Stretto di Messina si compie il rito della Bampata di San Giovanni. All’imbrunire della sera del 24 giugno a pochi giorni dal solstizio d’estate gli abitanti della riviera nord messinese, in particolare nei popolosi Villaggi marinari di Ganzirri e Torre Faro, e i prospicienti abitati calabresi di Villa San Giovanni e Cannitello accendono dei grossi falò sulla spiaggia che illuminano la notte e che sono visibili da entrambe le sponde. Una particolare tradizione che accomuna i villaggi rivieraschi delle due sponde dello Stretto di Messina e che si fa risalire alla notte dei tempi ad antichi riti magici e propiziatori compiuti dagli antichissimi abitanti dello Stretto. Per intere settimane tutti ragazzi del paese, divisi per contrade, vanno in giro a raccoglie legna o altro combustibile e pian piano innalzano queste colossali cataste che poi nella magica notte daranno fuoco, creando uno spettacolo animato da musica, danze e piatti tipici locali.
Lungomare di Cannitello
36 Via Fata Morgana
Bampata i San Giuanni (24 Giugno) Nelle tradizioni precristiane le giornate solstiziali (inverno ed estate) erano sacre e ancora oggi ciò si rispecchia in una festività cattolica che cade qualche giorno dopo il solstizio canonico, nella precisione il 24 giugno, quando si ricorda la natività di San Giovanni Battista, santo patrono della città di Villa San Giovanni. La tradizione unisce simbolicamente per una notte la Sicilia e Calabria. Dalle due sponde dello Stretto si rinnoverà un millenario rito che accomuna gli abitanti dei villaggi rivieraschi di Sicilia e Calabria. Al tramontare del sole nella sponda sicula ed in quella calabra dello Stretto di Messina si compie il rito della Bampata di San Giovanni. All’imbrunire della sera del 24 giugno a pochi giorni dal solstizio d’estate gli abitanti della riviera nord messinese, in particolare nei popolosi Villaggi marinari di Ganzirri e Torre Faro, e i prospicienti abitati calabresi di Villa San Giovanni e Cannitello accendono dei grossi falò sulla spiaggia che illuminano la notte e che sono visibili da entrambe le sponde. Una particolare tradizione che accomuna i villaggi rivieraschi delle due sponde dello Stretto di Messina e che si fa risalire alla notte dei tempi ad antichi riti magici e propiziatori compiuti dagli antichissimi abitanti dello Stretto. Per intere settimane tutti ragazzi del paese, divisi per contrade, vanno in giro a raccoglie legna o altro combustibile e pian piano innalzano queste colossali cataste che poi nella magica notte daranno fuoco, creando uno spettacolo animato da musica, danze e piatti tipici locali.
Nel 1763 si verificò una grave carestia dovuta alla siccità, che rese aride gran parte delle campagne in tutta l'Italia Meridionale; a causa di questa, si dice che la popolazione di Fiumara (allora sede della Signoria, che molti interessi aveva con la marina) scese sino a Cannitello e che, impossessatasi di alcune barche, si avventurò in mare sperando in qualche nave di passaggio con carichi di grano destinati ad altre località. Si volsero verso un veliero diretto a Napoli: il capitano ordinò di sparare a salve per impaurire gli improvvisati marinai, ma i fiumaresi non si scoraggiarono, entrarono nella chiesa, presero la statua della Madonna di Porto Salvo e la portarono in processione in mare, issata su di una imbarcazione accompagnandola con litanie. Il capitano, forse approfittando dell'assoluta mancanza di vento, decise di scendere a riva e di lasciare parte del carico alla popolazione. Il fatto fu tramandato di generazione in generazione; da allora, ogni estate nel giorno antecedente la festa di Maria Santissima di Porto Salvo, la statua della Madonna, venerata presso la Chiesa parrocchiale, alla sera viene issata su di una grande barca adibita alla pesca del pesce spada, festosamente adornata ed illuminata per l'occasione, e portata in processione lungo la costa dove, al suo passaggio, vengono accesi i tradizionali falò.
Church of Saint Mary 'di Porto Salvo'
2 Via Pescatori
Nel 1763 si verificò una grave carestia dovuta alla siccità, che rese aride gran parte delle campagne in tutta l'Italia Meridionale; a causa di questa, si dice che la popolazione di Fiumara (allora sede della Signoria, che molti interessi aveva con la marina) scese sino a Cannitello e che, impossessatasi di alcune barche, si avventurò in mare sperando in qualche nave di passaggio con carichi di grano destinati ad altre località. Si volsero verso un veliero diretto a Napoli: il capitano ordinò di sparare a salve per impaurire gli improvvisati marinai, ma i fiumaresi non si scoraggiarono, entrarono nella chiesa, presero la statua della Madonna di Porto Salvo e la portarono in processione in mare, issata su di una imbarcazione accompagnandola con litanie. Il capitano, forse approfittando dell'assoluta mancanza di vento, decise di scendere a riva e di lasciare parte del carico alla popolazione. Il fatto fu tramandato di generazione in generazione; da allora, ogni estate nel giorno antecedente la festa di Maria Santissima di Porto Salvo, la statua della Madonna, venerata presso la Chiesa parrocchiale, alla sera viene issata su di una grande barca adibita alla pesca del pesce spada, festosamente adornata ed illuminata per l'occasione, e portata in processione lungo la costa dove, al suo passaggio, vengono accesi i tradizionali falò.
La competizione per definizione “Traversata dello Stretto” è la manifestazione che ha avuto origine il 5 settembre del 1954 e da allora si ripete ciclicamente i primi di Agosto di ogni anno. Dal 1994 l’organizzazione è curata dal Centro Nuoto Sub Villa e grazie all’opera del compianto Mimmo Chirico (a cui oggi è dedicata la manifestazione) che con sagacia, nonostante i pochi mezzi a disposizione, riuscì a far crescere la competizione con un notevole salto di qualità, passando da poche decine di atleti partecipanti a oltre 100 concorrenti.
Cannitello
La competizione per definizione “Traversata dello Stretto” è la manifestazione che ha avuto origine il 5 settembre del 1954 e da allora si ripete ciclicamente i primi di Agosto di ogni anno. Dal 1994 l’organizzazione è curata dal Centro Nuoto Sub Villa e grazie all’opera del compianto Mimmo Chirico (a cui oggi è dedicata la manifestazione) che con sagacia, nonostante i pochi mezzi a disposizione, riuscì a far crescere la competizione con un notevole salto di qualità, passando da poche decine di atleti partecipanti a oltre 100 concorrenti.